
Traversata del Tacina
13 maggio 2018
Si racconta la storia di due cani, che, in momenti diversi, entrarono in una stanza. Uno dei due uscì scodinzolando, l’atro ringhiando. Una donna, incuriosita, entrò nella stanza per capire e vide che era piena di specchi. Il cane felice aveva trovato cento cani felici, quello arrabbiato solo cani che gli ringhiavano contro. Quello che vediamo nel mondo intorno a noi è un riflesso di ciò che siamo. Tutto ciò che siamo è un riflesso di quello che abbiamo pensato. La mente è tutto. Quello che pensiamo diventiamo.
Questo insegnamento del Buddha lo abbiamo fatto nostro in un avventura vissuta il 13 maggio 1618. L’abbiamo chiamata Traversata del Tacina perché così come l’acqua scorre e rende diverso tutto ciò che incontra, trasformandolo, anche noi, attraverso il cammino, abbiamo incontrato dei “noi” diversi da “noi”. Abbiamo avuto una grande lezione dalla natura, come succede ogni volta che lei ci accoglie. Quel giorno, però, abbiamo compreso che i chilometri percorsi – sono stati trenta! – non erano nei nostri piedi e pertanto non eravamo stanchi, ma nella nostra testa: li abbiamo sentiti a più livelli e, per tale motivo, essi sono stati indelebili come passi di cemento. Ma il monito che abbiamo raccolto è che quello che vogliamo è già dentro di noi, dobbiamo solo “passeggiare” nella nostra mente per essere certi che possiamo fare tutto. Che noi siamo artefici e protagonisti unici delle nostre azioni.






